La capacità di “contenere” e gestire le emozioni e gli stati d’animo sgradevoli e di tollerare le frustrazioni senza frammentarci e senza perdere equilibrio, motivazione e presenza a se stessi è una competenza “adulta” ma con radici molto profonde.
Wilfred Bion, psicanalista britannico, ci dice che si comincia a strutturare sin dalla primissima infanzia attraverso la funzione materna di ricevere le impressioni emotive e sensoriali del neonato, di elaborarle internamente e di restituirgliele in una forma che la psiche del neonato stesso può assimilare più facilmente.
Come se la madre “contenesse” le angosce e le sensazioni del proprio bambino, gli desse un significato e gliele restituisse già digerite (e quindi più tollerabili).
La crescita psicologica dell’individuo infatti consiste proprio nello sviluppo graduale di forme sempre più evolute di pensiero in cui anche le emozioni e le esperienze negative, da elementi persecutori e depressivi, possono avere uno spazio mentale, un significato ed essere quindi elaborate.
In altri termini posso diventare Pensabili.
Insieme alle proprie esperienze emotive, rese pensabili e comprensibili, il bambino introietta così anche sensazioni accoglienti con le quali identificarsi, sviluppando via via sicurezza, autostima e la sua capacità di pensare.
Il fallimento di questo processo denominato reverie (che può essere determinato sia da un difetto costituzionale del bambino nel tollerare la frustrazione che da un insuccesso nella capacità di sintonizzazione da parte della madre) determina, secondo Bion, lo strutturarsi di una personalità in cui emozioni e sensazioni sono “allo stato grezzo”, possono diventare incontrollabili, ci sequestrano, prendono il sopravvento e ci mandano in black-out, impossibilitate ad essere contenute, gestite e pensate in maniera sana ed adulta.
Il modo in cui gestiamo le emozioni (nostre e degli altri) influisce sul nostro benessere psicologico ed è possibile, attraverso percorsi di Alfabetizzazione Emotiva, conoscerle più approfonditamente.
Conoscere la loro storia e “da dove provengono”, riconoscerle nel momento stesso in cui si presentano, apprendere ed adottare schemi più funzionali per non esserne travolti.
Perché anche le reazioni emotive più radicate e antiche hanno la possibilità di essere rimodellate.
“Si può creare un distacco, appena accennato, dall’esperienza, un flusso di coscienza
parallelo a quello principale, in cui siamo consapevoli degli eventi emotivi e
cognitivi in corso ma non immersi o persi in essi” (Daniel Goleman).
Saper gestire la nostra emotività in modo tale da favorire reazioni emotive il più possibile equilibrate e funzionali è di fondamentale importanza per avere padronanza di noi stessi.
Simone Centonze
Psicologo Psicoterapeuta